La Marona è una delle mete escursionistiche più ambite del Parco Nazionale della Val Grande. La salita è lunga e dura, e presenta anche alcuni passaggi pericolosi assicurati da catene di antica memoria. Quassù si viene a contatto con l'abisso; non solo l'abisso fisico degli strapiombi rocciosi, ma anche l'abisso interiore evocato dalle nebbie, dalle aspre pietraie, dal vento che ansima e poi s'infuria, senza regole. Voragini interiori testimoniate dai toponimi della Marona: il Passo del Diavolo e la Scala Santa rimandano ad antiche leggende di precipizi e patti demoniaci.
Verbania - Miazzina - Cappella Fina - Pian Cavallone - I Balmitt - Forcola - Cima Cugnacorta - Pizzo Marona - Forcola - Pian Cavallone - Gabbio - Intragna - Verbania
Decido di salire alla Marona in MTB, ma senza cullare illusioni di ciclabilità. Fino a Pian Cavallone incontro lunghi tratti pedalabili, poi mi scontro con i Balmitt e l'imponente massa della Cugnacorta, e la MTB finisce definitivamente sulle mie spalle.
Vago tra la nebbia, su e giù tra i rododendri, cercando passaggi tra le rocce e i scivolosi pratoni, e ritrovo i luoghi e le sensazioni delle leggende. Arrivo infine alla vetta seguendo il sentiero, che quassù è l'unica via sicura.
Anche la discesa è, almeno per la prima parte, rigorosamente pedonale. Poi, superati i passaggi più impegnativi, posso cominciare a pensare di affrontare alcuni tratti in sella, con arditi equilibrismi e senza comunque mai poter lasciar correre la MTB.
Da Pian Cavallone la discesa si fa più interessante. Scendo verso est, lungo la mulattiera che taglia Il Pizzo in diagonale e cha passa per Sunfai, poi a Gabbio incontro l'asfalto.
Il resto della discesa è un attimo, e già ho nostalgia delle leggende...